domenica 25 dicembre 2011

Un augurio di Buon Natale!

A tutti un caro augurio di un sereno Natale!


giovedì 1 dicembre 2011

Qualche sito utile - ANGSA La Spezia

Al seguente link:


Troverete il sito della sezione provinciale dell'Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici; prima associazione ad occuparsi di autismo sin dal 1985, con sedi regionali in tutta italia.



venerdì 25 novembre 2011

Notizie - Giornata contro la violenza sulle donne.

Il 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.


giovedì 24 novembre 2011

Qualche sito utile - Autismo33

Al seguente link:


troverete un sito interessante sull'autismo.

Buona navigazione!

lunedì 21 novembre 2011

"Gli uomini vengono da marte, le donne da venere" - John Gray



Visualizza l'articolo completo cliccando sul link in basso:

giovedì 17 novembre 2011

Chiedimi se sono felice. Parte 2

Ricollegandomi a quanto detto nel post precedente, mi sembra utile riprendere quanto esplicitato da Fordyce.


Tramite un Personal Happiness Enhancement Program, ovvero tenendo conto dell'applicare i 14 principi nella vita quotidiana, è possibile imparare ad essere felici sia attraverso metodi puramente comportamentali che cognitivi.

Ultimamente è stato presentato presso il Congresso annuale dell'American Sociological Association (Las Vegas) uno studio di Bill McCarthy e Teresa Casey condotto su 15.000 adolescenti dove si è potuto constatare come coloro i quali si definivano più felici riportavano meno esperienze deviante (droga e comportamenti fuori legge).

Ecco, quindi, una conferma all'enorme importanza che l'apprendimento dell'abilità di "essere felici" ha nella vita quotidiana, nello sviluppo degli individui, nel mantenimento di condotte salubri e di un miglioramento generale della Qualità della Vita.

I risultati dello studio inoltre evidenziano il valore positivo delle relazioni e dei legami affettivi nel contribuire alla conquista della "Felicità" come componente essenziale per una buon tenore di vita.

Di seguito riporto i link dove reperire la notizia riportata dal ilsole24ore:




martedì 15 novembre 2011

Nuova scoperta: i bambini autistici hanno più neuroni

Posto un articolo interessante di una collega (Dott.ssa Anna Maria Sepe) tratto dal sito internet:

L'articolo tratta di un recente studio condotto sull'autismo e sulle possibili cause "organiche" dello stesso.
Sicuramente apre margini di discussione, dibattito e possibile approfondimento.


Cliccate sul link in basso per leggerlo!

lunedì 14 novembre 2011

Chiedimi se sono felice. Parte 1

La Felicità!

Leggi l'articolo completo cliccando sul link in basso
Leggi l'articolo completo

venerdì 11 novembre 2011

Notizie - Gli psicologi aprono il negozio - Milano

Posto una notizia interessante tratta dal corrieredellasera.it
Può aprire forse nuovi scenari e nuovi e più funzionali modi di intendere la psicologia?
A voi la risposta.

Gli psicologi aprono il negozio - Milano

giovedì 3 novembre 2011

Gioco ergo sum!

Se il "gioco", inteso nella sua accezione più ampia, risulta essere alla base dello sviluppo e della crescita del bambino, che proprio attraverso di esso può sperimentare nuove relazioni e nuove possibilità; è tuttavia facile notare come il gioco stesso faccia parte della vita anche degli adulti ed a volte diventi per questi invasivo e causa di disagio"!

Ma come mai gli adulti giocano e spesso facendo ricorso al caso ed alla fortuna, come avviene nel gioco d'azzardo patologico?

Il Gioco d'Azzardo Patologico nel DSM - IV rientra nei Disturbi del Controllo degli Impulsi NAS. Esso viene definito secondo i seguenti criteri:

Persistente e ricorrente comportamento di gioco d'azzardo maladattivo, come indicato da cinque (o più) dei seguenti:


  1. é eccessivamente assorbito dal gioco d'azzardo (Es: è eccessivamente assorbito nel soppesare e programmare la successiva avventura di gioco, nel pensare ai modi per procurarsi il denaro con cui giocare,...)
  2. ha bisogno di giocare d'azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l'eccitazione desiderata
  3. ha ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre o interrompere il gioco d'azzardo
  4. è irrequieto o irritabile quanto tenta di ridurre o interrompere il gioco d'azzardo
  5. gioca d'azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico
  6. dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora, rincorrendo le proprie perdite
  7. mente ai menbri della famiglia, al terapeuta, o ad altri per occultare l'entità del proprio coinvolgimento nel gioco d'azzardo
  8. ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto, o appropriazione indebita per finanziare il gioco d'azzardo
  9. ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d'azzardo
  10. fa affidamento su altri per reperire il denaro per alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d'azzardo.

La suddetta patologia, attualmente molto diffusa, causa notevoli problemi sociali e legali in quanto il giocatore d'azzardo patologico non riesce a fermarsi, con la speranza soprattutto di recuperare tutte le precedenti perdite. Tutto ciò ha poi delle gravi ripercussione sul piano familiare e lavorativo.

martedì 25 ottobre 2011

venerdì 16 settembre 2011

Sei scontroso e insopportabile sul lavoro? Avrai ottimi risultati.


Sembra che essere gentili sul posto di lavoro "non paghi"!

Questo è emerso da una ricerca effettuata da Timothy A. Judge, Beth A. Livingston e Charlici Hurst.

Uno studio condotto da ricercatori americani, che presto verrà pubblicato Journal of Personality and Social Psychology, ha dimostrato che sul luogo di lavoro le persone scontrose, poco gentili se non perfino ed insopportabili non solo riscuotono maggiore successo rispetto a quelle simpatiche, ma guadagnano il 18% in più dei loro colleghi più gentili ed "amabili".


Secondo tale ricerca "Gli individui poco socievoli possono essere considerati più competenti proprio in virtù della loro mancanza di affetto e calore", essendo "antipatici" tendono a dedicarsi maggiormente alla crescita della loro carriera, piuttosto che a coltivare le loro relazioni sociali sul posto di lavoro, e quindi riescono meglio in ambienti lavorativi competitivi.



Per consultare l'articolo originale cliccare sul seguente link:

martedì 13 settembre 2011

Qualche sito utile - Fantasia

Al seguente link:



troverete il sito della Federazione delle Associazioni Nazionali a Tutela delle Persone con Autismo e Sindrome di Asperger. Un utilissima attività svolta a favore di persone autistiche e con sindrome di Asperger e le loro famiglie.



sabato 30 luglio 2011

Buone Vacanze!

Il Blog va in vacanza per una pausa estiva.

Auguro a tutti di passare delle buone vacanze!


venerdì 22 luglio 2011

Paura: leoni VS pecore



La paura: una intensa emozione derivata da una percezione di pericolo reale o supposto. 

Essa, utile per la nostra sopravvivenza, insorge ogni qual volta si presenta una possibile minaccia alla nostra integrità.

Sebbene sia accompagnata da innumerevoli comportamenti ed indici psicofisiologici, ognuno di noi reagisce diversamente di fronte ad essa.

Alcuni dinanzi ad un pericolo scappano, fuggono; altri, invece, si 
immobilizzano.

Ma perché di fronte ad una stessa emozione proviamo comportamenti così diversi?

Per rispondere a tale quesito è utile sottolineare il ruolo chiave svolto dall'ossitocina.

L’ossitocina è un ormone peptdico prodotto dai nuclei ipotalamici e secreto dalla ipofisi. Esso svolge un ruolo cruciale durante il parto, nello sviluppo delle comportamenti sociale e nel controllo dell’ansia.

In seguito a degli studi condotti da ricercatori svizzera sui ratti per comprendere se le  reazioni alla paura potessero variare solo in intensità o anche nella loro tipologia, si è scoperto quanto segue.

I ricercatori hanno visto che specifici gruppi di neuroni nell'amigdala controllano ciascuno una specifica componente della reazione dell'animale di fronte ad uno stimolo che lo spaventa, in particolare la tendenza all'immobilizzazione o l'aumento della frequenza cardiaca. E hanno osservato come l'ossitocina sia in grado di diminuire la reazione di paralisi, senza influenzare la frequenza cardiaca. 

Iniettando ossitocina, in pratica, l'animale tende a immobilizzarsi molto meno. Si comporta esteriormente come se non avesse paura, ma se si esaminano le sue reazioni fisiologiche, si vede invece che il suo cuore batte velocemente, classico sintomo dello spavento. Quindi è' possibile, tramite l'ormone, influire su una determinata componente, lasciando inalterate le altre, come, appunto la frequenza cardiaca. 

Quindi, quale la differenza tra i “leoni”, che dinanzi ad un pericolo aggrediscono, e le “pecore” che invece rimangono immobilizzate?

La differenza potrebbe essere dunque a livello dei recettori dell'ossitocina, che, se sono più attivati, rendono più coraggiosi.

I risultati della ricerca condotta in Svizzera potrebbero aprire prospettive interessanti a livello clinico per i disturbi di ansia, gli attacchi di panico o i disordini post-traumatici, portando a sviluppare farmaci più mirati, che potrebbero "agire sul comportamento, lasciando intatto il 'sentimento' di pericolo.

Per ulteriori approfondimenti si consiglia il seguente link:

martedì 19 luglio 2011

Notizie: Dietro il morbo di Parkinson scoperta una mutazione genetica.

Posto un articolo molto interessante tratto da Repubblica.it.


Lo si può reperire al seguente link:
http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2011/07/15/news/una_mutazione_genetica_dietro_il_morbo_di_parkinson-19187806/



TORONTO - Scienziati dell'università canadese della British Columbia hanno scoperto un legame tra una mutazione genetica e il morbo di Parkinson.

La mutazione - chiamata VPS35 -è stata isolata attraverso sofisticate ricerche con campioni di Dna di una famiglia svizzera in cui ben 11 individui hanno sviluppato la malattia. Carles Vilarino Guell, ricercatore al Centro di Medicina molecolare e terapeutica, ha dichiarato che i campioni di Dna sono stati presi da due cugini. 

Usando l'analisi genetica per confrontare le variazioni tra i cugini, sono riusciti a identificare il gene mutato. 

Questo prova senza ombra di dubbio, secondo Vilarino-Guell, che la mutazione è causa della malattia e che la maggior parte della gente che nasce con questa mutazione sviluppa il Parkinson a circa 50 anni.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista American Journal of Human Genetics. Cinque altri geni che causano il Parkinson erano stati già identificati, ma questa è la prima grande scoperta nel campo dal 2004. La ricerca è stata finanziata dalla Fondazione dell'attore Michael J. Fox.
(15 luglio 2011)


martedì 12 luglio 2011

Notizie - Depressi a 40 anni? Colpa di una 'U' La felicità sale, scende e poi ritorna




Posto un articolo interessante di Irma D'Aria tratto da Repubblica.it
Lo trovate al seguente link:

Uno studio inglese rileva che in Europa un quarantenne su 10 ha assunto almeno un antidepressivo nel corso del 2010. Tutto dipende da benessere psichico che ha un picco positivo in giovane età, poi cala intorno a quota 40, per poi reimpennarsi in età avanzata

di IRMA D'ARIA
ROMA - La depressione arriva insieme alle prime rughe. A 40 anni, in genere, si è all'apice della carriera e si è indaffarati a crescere i figli. È il momento della vita in cui dovremmo essere più appagati. E, invece, un recente studio europeo, pubblicato dall'IZA Institute di Bonn, dimostra che proprio a 40 anni si è più depressi. I ricercatori delle Università di Warwick e di Stirling hanno scoperto che un quarantenne su 10 in Europa ha assunto almeno un antidepressivo nel corso del 2010. In vetta alla classifica ci sono Inghilterra, Portogallo, Francia e Lituania, mentre l'Italia si posiziona molto in basso con appena l'1% della popolazione di 40enni alle prese con i farmaci antidepressivi per più di quattro volte a settimana. Ad essere più colpite sono le donne disoccupate, divorziate o separate. 

"Nella nostra società così opulenta e piena di certezze - dice Andrew Oswald, coautore dello studio - ci sono troppe persone che si affidano alla possibilità di una felicità chimica". Ma perché proprio a 40 anni? L'ipotesi dei ricercatori è che la felicità segua una linea a "U". In pratica, il benessere psichico ha un picco positivo in giovane età, poi cala fino a un minimo intorno a quota 40, per poi reimpennarsi in età avanzata. La depressione, invece, ha il suo picco massimo proprio intorno ai 40-44 anni quando siamo impantanati in una vita di stress e tensioni sia al lavoro che nella vita privata. "Da giovani - spiega Oswald -siamo felicemente ottimisti ma abbiamo aspirazioni impossibili, tipo vincere il torneo di Wimbledon o avere tanti soldi da poter vivere a Wimbledon. Poi quando siamo a metà strada nella vita, ci rendiamo conto di quanto sia difficile realizzare i nostri sogni e sperimentiamo il fallimento". E questa è una fase dolorosa che può spiegare il motivo per cui tanta gente si affida a un farmaco. "Il maggior consumo di antidepressivi da parte dei quarantenni - dice il professor Alberto Siracusano, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Roma Tor Vergata - segnala la necessità di un trattamento della depressione in una fascia d'età delicata perché è quella in cui si cominciano a fare dei bilanci su vari aspetti della vita. Ma questo non significa che prima o dopo i 40 anni la depressione non ci sia. Solo che si cerca di combatterla senza farmaci oppure la si nega". Poi superata questa fase di consapevolezza, si arriva ai 50 anni e la saggezza dell'età ci aiuta ad accettare le imperfezioni della nostra vita. Così gradualmente, intorno ai 60 anni, torna il sorriso. Ne viene fuori un grafico che mostra un andamento curvilineo ad U che corrisponde poi alla curva dei consumi dei farmaci antidepressivi emersa dallo studio dei ricercatori. In Italia a soffrire di depressione è una percentuale che oscilla tra il 10 e il 15% della popolazione. E i farmaci più utilizzati? "Quelli più prescritti" risponde l'esperto "sono gli SSRI, inibitori della serotonina, e gli SNRI, gli inibitori della serotonina e noradrenalina".    E a proposito del "male oscuro", un altro studio, pubblicato dal Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, dimostra che i figli di mamme che hanno sofferto di depressione post parto sono quattro volte più a rischio di depressione durante l'adolescenza. "Il rischio aumentato"  hanno scritto gli autori dello studio "mette in luce la necessità di screening post natali per intervenire precocemente. Dalla ricerca è emerso anche che un rapporto conflittuale con il partner e ulteriori episodi di depressione anche lontano dalla nascita possono scatenare la depressione nei bambini". Un fenomeno che si collega bene alla ricerca sui quarantenni visto che in tutta Europa sono sempre più numerose le mamme over 40. "A qualsiasi età" spiega il professor Siracusano "una sana relazione madre-figlio è fondamentale. Se la mamma è depressa significa che è assente e ciò avrà senz'altro un effetto negativo sullo sviluppo del bambino". 
(23 giugno 2011)


venerdì 1 luglio 2011

Notizie - Svezia, l'asilo dei bambini senza sesso


Posto un articolo interessante di Eva Perasso tratto dal Corriere della Sera.

Mi piacerebbe sapere che ne pensate.

Lo trovata al seguente link:


Si chiama Egalia e i piccoli vengono apostrofati tutti con il pronome neutro «hen» usato nei circoli femministi

(Ap)
(Ap)
MILANO - Accanto alla cucinetta e alle verdure finte, ci sono i mattoncini Lego e gli aeroplani, e tra le bambole – rigorosamente nere - spuntano robot e il modellino di un treno giapponese. Niente adesivi colorati azzurri e rosa e fiocchetti sui grembiulini, e il divieto assoluto per maestre e inservienti di appellarsi ai bimbi usando il pronome «lei» o «lui». Ecco le regole dell'asilo Egalia, dove tutti i piccoli sono uguali e dove si impara a non discriminare interessi e diritti partendo dal sesso del singolo individuo.
UNA SCUOLA PER POCHI – Aperto dallo scorso anno, vanta una lista d'attesa lunghissima: ha solo 33 posti, troppo pochi rispetto alle richieste della zona, il distretto di Sodermalm, isoletta densamente popolata poco a sud del centro di Stoccolma, Svezia. E vanta anche – raccontano orgogliose le maestre - un numero molto basso di defezioni: nonostante il programma pedagogico sia rigido, solo un bimbo si è ritirato nel corso del primo anno di attività.
IL PROGETTO PEDAGOGICO – Alla base del progetto di Egalia sta la lotta alla discriminazione sessuale. I bimbi, tutti da 1 a 6 anni, non vengono chiamati a seconda del loro sesso ma sono appellati indistintamente con il nome «friend», amico/a, e per dire «lui» o «lei» viene usato il pronome neutro svedese «hen», inesistente nel vocabolario svedese ma usato nei circuiti femministi ed omosessuali. I giochi e i libri sono mischiati, nella tipologia e nei colori, senza creare aree spiccatamente femminili separate da zone maschili. Un esperto di differenze di genere segue gli iscritti ed istruisce le maestre, tutto all'insegna della totale parità. «La società si aspetta che le bambine siano femminili, dolci e carine e che i bambini siano rudi, forti e impavidi. Egalia dà invece a tutti la meravigliosa opportunità di essere quel che vogliono», dichiara una delle insegnanti. Oltre a insegnare a non discriminare i generi, nell'asilo Egalia si gioca con bambole di colore e si leggono libri che raccontano anche storie diverse, come l'amore tra due giraffe maschi. E in libreria non compaiono i classici come Cenerentola e Biancaneve, così ricchi di stereotipi sulla figura femminile.
LE CRITICHE – Ma non tutti apprezzano il progetto pedagogico, e molti si chiedono se davvero tali accorgimenti servano a sradicare lecredenze sessiste nei più piccoli, o se non finiscano semmai per confondere ulteriormente la socialità dei bimbi tutta in divenire. La lotta alla discriminazione e alla parità tra i sessi, cavallo di battaglia della Svezia, ha portato a un'esagerazione e a una sorta di «follia di genere», sostengono alcuni opinionisti. Mentre altri mettono in guardia: impedire ai maschi di trasformare un bastoncino in una spada e di urlare facendo la lotta potrebbe sortire l'effetto contrario.
Eva Perasso
29 giugno 2011

giovedì 30 giugno 2011

Notizie - Pazzi per la città: attenti allo stress

Posto un articolo interessante tratto dal "Le Scienze" seguente link:
http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/articolo/1348385



PSICOLOGIE E SCIENZE COGNITIVE
Ambiente & stati emotivi

Pazzi per la città: attenti allo stress


Uno studio, condotto utilizzando la risonanza magnetica funzionale, ha mostrato come due distinte regioni cerebrali che regolano le emozioni e lo stress vengano influenzate dalla vita in città
Nascere e crescere in una grande area urbana è un fattore di rischio per disturbi psicologici quali ansia e disturbi dell’umore nel corso della vita, ma finora non esisteva alcuno studio in grado di chiarire la biologia di questa correlazione.

Un nuovo studio internazionale guidato da Jens Pruessner del Douglas Mental Health University Institute colma ora questa lacuna, mostrando come due distinte regioni cerebrali che regolano le emozioni e lo stress vengano influenzate dalla vita in città.

“Precedenti studi avevano mostrato come il rischio di ansia è del 21 per cento maggiore per le persone che vivono in città, che hanno anche un rischio di disturbi dell’umore maggiore del 39 per cento”, ha spiegato Pruessner. “Oltre a ciò, l’incidenza della schizofrenia è quasi doppia nella popolazione nata e cresciuta in città. Si tratta di cifre che destano preoccupazione e la determinazione della biologia sottesa al disturbo è il primo passo per porre rimedio a questo trend”.

Pruessner e colleghi hanno studiato - grazie al protocollo “Montreal Imaging Stress Task” (MIST) da loro stessi sviluppato e basato sulla tecnica di risonanza magnetica funzionale - l’attività cerebrale di un gruppo di volontari in salute vissuti in aree sia urbane sia rurali. 

L’analisi dei dati raccolti ha mostrato come la vita in città fosse associata a una più intensa risposta di stress dell’amigdala, un’area del cervello coinvolta nella regolazione emotiva e nell’umore. Inoltre, l’essere cresciuti in un contesto urbano è risultato associato all’attività della corteccia cingolata, una regione coinvolta nella regolazione degli stati affettivi negativi e dello stress.

“Questi risultati suggeriscono come differenti regioni cerebrali siano sensibili all’esperienza di vivere in città per diversi periodi nel corso della vita”, ha concluso Pruessner. “Occorreranno ulteriori studi per chiarire la correlazione tra psicopatologia e stati affettivi in soggetti con disturbi mentali e salute in generale. Questi risultati contribuiscono a migliorare la nostra comprensione dell’ambiente urbano come fattore di rischio per i disturbi mentali e la salute in generale. Oltre a ciò, si tratta di un punto di partenza per arrivare a un nuovo modello dell’interfaccia tra sicenze sociali, neuroscienze e politiche sociali per rispondere ai problemi sanitari connessi ai fenomeni di urbanizzazione”. (fc)


sabato 18 giugno 2011

Notizie - I pettegolezzi fanno bene al cervello


Riporto un articolo molto interessante di cesare peccarisi tratto da "il corriere.it"

L'articolo è reperibile al seguente link:


Le persone di cui abbiamo sentito parlar male aumentano il nostro livello di attenzione e ci tengono lontani dai guai

L'arte del pettegolezzo farebbe bene al cervello
L'arte del pettegolezzo farebbe bene al cervello
MILANO - Uno studio delle Università di Boston, della California e di Harvard pubblicato su Science ha scoperto che il tanto deprecato gossip, cioè l’arte dei pettegolezzi, delle indiscrezioni e degli scoop scandalistici ha in realtà uno scopo socialmente utile che va ben oltre quello dello «spettegolamento»perchè serve a tenerci lontani dai guai facendoci individuare eventuali nemici. I ricercatori hanno infatti dimostrato che il nostro livello di attenzione aumenta inconsciamente nei confronti delle persone di cui abbiamo sentito parlar male. La dimostrazione è stata ottenuta tramite il cosiddetto test di rivalità bioculare in cui si mostrano contemporaneamente ai due occhi due immagini differenti verificando quale resta più impressa. 

LO STUDIO - Ad alcuni volontari sono state mostrate facce di personaggi notoriamente negativi nell’occhio di un lato, alternate a volti neutri o positivi mostrati all’occhio controlaterale. Tutti i partecipanti hanno ricordato con più facilità le facce delle persone con una fama negativa. In un esperimento successivo i volontari potevano guardare in un apposito stereoscopio un volto oppure oggetti neutri (una casa) o positivi (una gustosa pietanza), scegliendo su cosa indirizzare l’attenzione. Anche in questo caso un volto notoriamente negativo otteneva un tempo di attenzione più lungo rispetto a quelli neutri o positivi, a prescindere dal tipo di oggetto accoppiato nella visione. I ricercatori sottolineano come abbiano intenzionalmente usato volti grossomodo simili dal punto di vista estetico, ma evidentemente il gossip riesce comunque ad alterarne la percezione, facendoli apparire poco affidabili. Resta da considerare il valore di questo meccanismo quando ci allerta emotivamente nei confronti di chi è stato inopportunamente gossippato...
Cesare Peccarisi
15 giugno 2011

lunedì 13 giugno 2011

Qualche sito utile - Speciale Autismo.it

Al seguente link:



vi è un sito molto interessante sull'Autismo. Potrete trovare informazioni relative ad una definizione del problema ed ad varie metodologie di intervento.

giovedì 9 giugno 2011

Notizie - Sbalzi d'umore e voglie: "Sindrome da gravidanza" per un papà su quattro


Posto un articolo interessante di Miriam Cesta tratto da salute24.ilsole24ore.com


Lei è in dolce attesa, e ad avere sbalzi d’umore è lui: 1 futuro papà su 4 durante la gestazione della compagna sperimenta cambiamenti fisici ed emotivi tipici della gravidanza. È quanto emerge da un’indagine realizzata dall’azienda Pampers, leader nella produzione dei pannolini per bambini e neonati, che ha visto coinvolti 2.000 uomini di età compresa tra i 16 e i 65 anni.

Dal sondaggio è emerso che, se un futuro papà su 4 soffre di sbalzi d’umore, più della metà - il 56% - sperimenta un maggiore istinto di nidificazione, come la necessità di riordinare e di sistemare casa e cameretta in attesa dell’arrivo del piccolo. Il 10% degli intervistati ha dichiarato di avere voglie di cibi strani o assortiti in modo originale - come insalata di pomodori e arance - mentre l’8% ha affermato di sentirsi più emotivo, e di arrivare a piangere quasi senza motivo. Il 6% ha affermato di avvertire persino uno strano mal di stomaco mattutino, mai percepito prima, del tutto simile alle nausee sperimentate dalle donne in dolce attesa.


Secondo l’ostetrica Mary Steen del Royal College of Midwives (Regno Unito) questo accade perché gli uomini oggi sono più partecipi della gravidanza della propria compagna, sono più attenti alle esigenze femminili in un momento così delicato e partecipano a ogni fase dell’attesa, dal concepimento ai corsi pre-parto: “Molti uomini accompagnano le loro compagne a fare le ecografie e sono più propensi rispetto al passato a frequentare corsi prenatali - spiega Steen -. Gli uomini così vengono coinvolti di più, riescono a costruire un legame emotivo più forte con il bambino e a saperne di più sulle emozioni che la propria partner sperimenta”.

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