mercoledì 15 dicembre 2010

La Psicosomatica

Si può realmente pensare a corpo e mente come ad entità separate?
Per rispondere a questa domanda bisognerebbe partire da un assunto fondamentale: l’essere umano è da comprendere all’interno di un ottica biopsichica.

Al fine di comprendere meglio tale affermazione sarebbe utile citare una frase contenuta nelle più recenti edizioni del DSM, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali utilizzato a livello internazionale, “C’è molto di fisico nei disturbi mentali e molto di mentale nei disturbi fisici”. Vi è quindi un forte nesso tra fattori psichici e fattori biologici!

Pensiamo magari in quante numerose occasioni malattie fisiche si ripercuotono poi anche a livello psicologico nella vita di tutti i giorni. Viceversa la ricerca scientifica ha cercato di dimostrare come siano altresì riscontrabili delle correlazioni tra malesseri psicologici e malattie somatiche. Spesso, infatti, stress, ansia e depressione possono condurre a malattie di interesse prettamente medico come disturbi gastrointestinali o cardiovascolari.

Sebbene la psicosomatica, nasca più di due secoli fa, forse solo attualmente sta riscontrando un “maggiore successo”.
Nodo centrale di tale disciplina è il sottolineare come dei malesseri di natura psichica possano poi emergere anche attraverso dei malesseri di natura fisica.

Risulta doveroso guardare la “psicosomatica” da un duplice punto di vista. In primo luogo, osservando il suo oggetto di studio. Esso è molteplice. Ingloba al suo interno non solo le cosidette “psicosomatosi”, ovvero tutte quelle patologie di interesse medico per le quali il fattore psicologico diviene una causa rilevante; ma anche i cosidetti “disturbi somatoformi” dove il conflitto psichico viene spostato  ed agito sul corpo, appunto sul soma, assumendo svariate forme, quali per esempio il disturbo di somatizzazione.
Soggetti affetti dal succitato disturbo presentano una storia di molteplici problemi fisici iniziata prima dei 30 anni e di durata di almeno due anni nei quali si sono sottoposti a numerosi accertamenti medici che gli hanno creato un disagio clinicamente significativo e la menomazione del funzionamento sociale o lavorativo. I sintomi dolorosi possono essere inerenti a diverse aree corporee, da quella gastrointestinale a quella sessuale ed infine quella neurologica. Tuttavia i  precitati sintomi dopo accurati esami medici non sono spiegabili con nessuna condizione medica pur non essendo prodotti intenzionalmente o simulati dai pazienti stessi.

Un secondo punto di vista con il quale approcciarsi alla psicosomatica è rappresentato da quella particolare sensibilità della disciplina nei confronti dello studio della dimensione relazionale all’interno del rapporto medico – paziente. Di qui discendono la particolare attenzione rivolta al soggetto malato non solo come paziente ma anche e soprattutto come persona; alle caratteristiche psicologiche e relazionale presenti nell’intervento di cura; alle aspettative ed a tutta la “morale” correlata alla figura del medico.

In conclusione è possibile affermare che la psicosomatica attualmente ha riscontrato un maggiore successo all’interno del panorama scientifico proprio in virtù della sua visione dell’essere umano come entità biopsicosociale ed dell’importanza attribuita per la genesi di ogni fenomeno patologico alla multifattorialità. 

L’essere umano è quindi inserito all’interno di un contesto biologico, psicologico e sociale nel quale ogni patologia, sia essa di natura prettamente biologica o psicologica, è dovuta ad una complessità di fattori.


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